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Voglio proporvi oggi alcuni estratti che ho racimolato da un documento molto interessante.
Nonostante la lunghezza, ci tenevo a dire che ho cercato di inserire solo i passi più significativi. Se avete un po’ di tempo, vi assicuro che la lettura ne varrà la pena. Il filo conduttore è stimolante, come del resto l’argomento. Questo è ovviamente provocatorio..ma stimola varie riflessioni. Provate a leggerlo così, di primo acchito, ipotizzando voi chi potrebbe aver scritto un documento del genere. In fondo al post vi svelerò l’autore.

 
“Il primo pericolo di questa educazione – molto giustamente qualificata latina – é di basarsi su un errore psicologico fondamentale: credere che l’imparare a memoria dei manuali, sviluppi l’intelligenza.
Quindi si cerca d’imparare il più possibile; e dalla scuola elementare all’università, il giovanetto non fa che impinzarsi del contenuto dei libri, senza esercitare mai il suo giudizio e la sua iniziativa. L’istruzione, per lui, consiste nel recitare e obbedire.””Se questa educazione fosse soltanto inutile, ci si potrebbe limitare a compiangere disgraziati fanciulli ai quali si preferisce insegnare, invece di tante cose necessarie, la genealogia dei figli di Clotario, le lotte della Néustria e dell’Austrasia, o delle classificazioni zoologiche; ma essa presenta il pericolo assai più serio di ispirare in colui che l’ha ricevuta, un disgusto violento della condizione in cui é nato, e l’intenso desiderio di uscirne.”

“Lo Stato, che fabbrica a furia di manuali tutti i suoi diplomati, non può utilizzarne che un piccolo numero, ed è costretto a lasciare gli altri senza impiego. E perciò necessario rassegnarsi a nutrire i primi e ad avere come nemici i secondi. Dall’alto al basso della piramide sociale la massa formidabile dei diplomati assedia oggigiorno gli impieghi.”

“Si potrebbero forse accettare tutti gli inconvenienti della nostra educazione classica, quand’anche non creasse che spostati e scontenti, se l’acquisizione superficiale di tante conoscenze, la perfetta recitazione di tanti manuali elevassero il livello dell’intelligenza. Ma raggiunge essa realmente questo risultato? Ohimé, no ! Il giudizio, l’esperienza, l’iniziativa, il carattere sono le condizioni di successo nella vita; e tutte questo non lo si apprende sui libri. I libri sono i dizionari utili da consultarsi, ma dei quali è perfettamente inutile immagazzinare nella testa lunghi frammenti. Come può l’istruzione professionale sviluppare l’intelligenza in una misura che sfugge completamente all’istruzione classica ? Taine lo ha dimostrato assai bene nel passo seguente:
« Le idee non si formano che nell’ambiente naturale e normale; ciò che alimenta il loro germe sono le innumerevoli impressioni sensibili che il giovane tutti i giorni riceve all’officina, nella miniera, al tribunale, allo studio, sul cantiere, all’ospedale, dinanzi allo spettacolo degli strumenti, dei materiali e delle operazioni, in presenza dei clienti, degli operai, dei lavoro, dell’opera particolare dell’occhio, dell’orecchio, delle mani e dello stesso odorato, che, involontariamente raccolte o sordamente elaborate si organizzano in lui per suggerirgli presto o tardi combinazioni nuove, semplificazione, economia, perfezionamento o invenzione. Di tutti questi contatti preziosi, di tutti questi elementi assimilati ed indispensabili è privato il giovane alunno, e proprio nell’età feconda: per sette od otto anni egli è sequestrato in una scuola, lontano dall’esperienza diretta e personale che gli avrebbe dato la nozione esatta e viva delle cose, degli uomini e dei diversi modi di dominarli. … Almeno nove su dieci hanno perduto tempo e fatica; parecchi anni della loro vita, anni efficaci, importanti e anche decisivi.”

“La sua entrata nel mondo e i suoi primi passi nel campo dell’azione pratica, spesse volte, non sono che una serie di cadute dolorose; egli ne resta ferito, ne porta le tracce a lungo, e qualche volta per sempre. È una dura e pericolosa prova; l’equilibrio morale e mentale si altera, e corre rischio di non ristabilirsi più; la delusione è stata troppo improvvisa e completa; i disinganni sono stati troppo grandi e il disgusto troppo forte.”

_______________________________

“L’illustre storico ci mostra poi la differenza del nostro sistema con quello degli Anglo-Sassoni. Presso di loro l’insegnamento non proviene dal libro, ma dalla cosa stessa. L’ingegnere, ad esempio, formandosi in un’officina e mai in una scuola, ne deriva che ognuno può arrivare esattamente al grado che la sua intelligenza comporta: operaio o ispettore se egli è incapace di andare più lontano : ingegnere, se le sue attitudini lo permettono. E’ un processo democratico e utile per la società, assai diverso da quello che fa dipendere tutta la carriera di un individuo da un esame di qualche ora, subìto a diciotto o vent’anni.”

“All’ospedale, nella miniera, nella manifattura, dall’architetto, dall’uomo di legge, l’allievo, ammesso giovanissimo, fa il suo tirocinio e press’a poco come da noi uno scrivano nel suo ufficio o un allievo pittore nel suo studio. Anzitutto, prima di entrare, egli ha potuto seguire qualche corso generale e sommario, allo scopo d’avere un quadro belle e pronto in cui collocare le sue osservazioni. Tuttavia, c’è spesso, qualche corso tecnico che egli potrà seguire nelle ore libere, allo scopo di coordinare di mano in mano le sue esperienze quotidiane. Sotto un simile regime, la capacità pratica cresce e si sviluppa di per sé stessa, proprio sino al grado che le facoltà dell’allievo permettono, e nella direzione richiesta dalla sua futura necessità per l’opera particolare alla quale sin da principio vuole adattarsi. In tal modo, in Inghilterra e negli Stati Uniti, il giovane riesce presto a trarre da se medesimo tutto ciò di cui è capace. Da venticinque anni, e anche assai prima, se la sostanza e il fondamento non gli mancano, egli é non solo un esecutore utile, ma anche un uomo di spontanea intraprendenza; non solo un meccanismo, ma anche un motore. In Francia, dove il processo inverso ha prevalso, e ogni generazione diventa sempre più cinesizzata, il totale delle forze perdute è enorme”.

Fine

 L’autore è Gustave Le Bon, psicologo e sociologo francese. (7 maggio 1841 – 13 dicembre 1931). Gli estratti sono tratti da una delle sue opere principali: “Psicologia delle folle”.

Dovrebbe essere chiaro a tutti a questo punto ciò che più mi ha colpito: l’attualità dell’argomento.

Commento qui di seguito un post molto interessante, vi scrivo qui il link:
http://butterflyandhurricanes.blogspot.com/2011/05/la-fuga.html

Siamo giovani e per questo dobbiamo credere che volendo si può cambiare le cose. Sono completamente d’accordo. In fondo ciò che è successo negli ultimi mesi in nord Africa è la prova che, grazie anche ad internet, tante persone lottando possono cambiare le cose, persino un sistema (es. Egitto). Ciascuno, nel suo piccolo, può metterci del suo, dare il proprio contributo. In fondo come dice il detto: “Una goccia è poca cosa, ma l’oceano è fatto di tante piccole gocce”.

Tralasciamo per un attimo la professione per cui noi stiamo studiando, un medico troverà sempre un lavoro.
Cosa dovrei dire a tutti quei ragazzi che si impegnano studiando, laureandosi, ultra-specializzandosi, e nonostante questo non riescono a trovare un posto di lavoro?
E non sto parlando nè di crisi economica nè di chi prova a cercare lavoro con un diploma. Uso ora un esempio estremo che però trova riscontro nella realtà.
Parlo di quei super mega cervelloni che esistono e che il nostro paese non si impegna a trattenere, quando l’unica cosa che vorrebbero è aver la possibilità di dimostrare il loro valore.

(http://www.repubblica.it/scuola/2010/11/30/news/fuga_di_cervelli_in_20_anni_persi_4_miliardi_in_brevetti-9685992/).

“Report” ed altri programmi hanno ormai fatto così tanti servizi a riguardo che mi sembra di risuonare monotono. Persino nel nostro campo si possono fare esempi!
Parlando con specializzandi della nostra facoltà ho appreso che chi vuol fare il chirurgo (le info riguardano nella fattispecie chirurgia toracica) deve essere disposto durante gli anni della specialistica a : – fare il porta-cartelle per “un tot” di anni. – fare orari “oltre orario” di 12 ore con la speranza che “il capoccia” del reparto ti permetta di fare una minima sutura – questo ovviamente se sei riuscito, “con le tue forze”,ad entrare alla specialistica. (…)

A queste persone dovrei dire rimanete, abbiate fiducia, comportatevi “civilmente” che prima o poi l’Italia si accorgerà del vostro valore?!?! O magari “ACCONTENTATEVI” di un posto da precario come ricercatore a tempo determinato per 800€ al mese?
Se non ci fosse altra alternativa forse, MA L’ALTERNATIVA C’E’!

Ormai siamo tutti cittadini del mondo, il mercato è diventato globale, le distanze si sono annullate.

Le persone, i professionisti di oggi, devono sentirsi liberi di poter considerare tutte le offerte di lavoro, a prescindere dal luogo, senza avere la sensazione così di fare un torto al proprio paese. La propria carriera è una sola, e gli anni per farla non sono infiniti.
Lo stato ha il compito di creare opportunità. Il cittadino ha il diritto di scegliere quella migliore per il suo futuro.

Gabriele


Whisperings


Condivido con voi questo sito e la musica che esso propone.
Per molte volte è stato il mio compagno di studio perfetto (la musica durante lo studio..argomento interessante: distrazione o contributo?). Altre volte invece ha fatto da sfondo ad attività molteplici: riflettere, leggere, cucinare…anche dormire, lo ammetto!! 🙂

http://www.solopianoradio.com/

Premessa per i lettori estranei alla Blogoclasse:

Stavolta il prof ci ha fornito un suo documento e ci ha invitato a commentarlo qui sul blog. Di seguito vi posto il link:  http://dl.dropbox.com/u/3592556/Coltivare-Le-Connessioni.pdf . Vi consiglio di dargli un’occhiata, è un po’ lungo e non di immediata comprensione, ma suscita domande e riflessioni interessanti sul nostro modo di rapportarci con la rete (internet).

Internet è senza dubbio una delle più grandi invenzioni, se non la più grande, dell’ultimo secolo. Leggendo il testo mi sono ancora di più convinto che provare ad immaginare un limite alle sue applicazioni, nel bene e nel male, è quanto mai impossibile. Premesso ciò, venire a conoscenza che l’Italia è l’unico paese che in questo momento preferisce investire sul digitale terrestre invece che su internet, non può che contribuire ad aumentare il pessimismo sulla cattiva rotta intrapresa, e ad abbassare l’interesse per questa risorsa grandiosa che è internet.
Provo a contribuire alle molteplici riflessioni scaturite, postandovi qualche informazione trovata in rete:

” Un cittadino connesso alla rete è un cittadino in meno davanti alla televisione; è un cittadino che può scegliersi le fonti di informazione che ritiene più attendibili; è un cittadino incentivato a sviluppare un maggiore senso critico. Un cittadino connesso alla rete, se dispone di buona connettività, è un cittadino con maggiori opportunità di lavoro. Può allinearsi ai tempi in cui vive e crearsi nuove opportunità di impiego, oppure può cercarselo da solo, usufruendo dei numerosi servizi di recruiting online…”

[articolo intero, di cui consiglio la lettura: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/28/e-ora-di-darsi-unagenda-digitale-seria/100545/ ]


Anche qui si parla di una possibile “equidistribuzione della conoscenza”, di connessioni, ma soprattutto si parla di persone attive, vive, che fanno di internet uno strumento per coltivare interessi e contatti, per condividere informazioni e risorse, per sviluppare e migliorare programmi già esistenti, … e chi più ne ha più ne metta.

Quando lei professore si trova a proporre soluzioni  informatiche banali come blog, wiki, documenti condivisi e altro, prontamente bocciate per quella che la gente definisce “mancanza di competenze”, si scontra con persone che hanno perso ormai quella elasticità mentale, quella versatilità del mezzadro (per dirla con una sua metafora), quella umiltà necessaria per apprendere ed instaurare nuovi nodi e connessioni.
Che la causa di tutto ciò sia da imputare al loro grado di istruzione mi sembra però un’affermazione un po’ azzardata, quasi una generalizzazione. Che invece l’impronta che gli insegnanti oggi danno sia totalmente estranea alle menti dei ragazzi del 2011 questo sì. Le lezioni, quasi mai multimediali o alternative, costringono sempre l’alunno a “bloccare” la fantasia  e “costringere” l’apprendimento ad un “protocollo” sempre uguale, come se uscire dai binari ed esplorare nuove strade fosse sempre controproducente.

Fare del “Personal Enviroment” il proprio PLE, prendere coscienza ed impossessarsi dei mezzi a disposizione oggi, devono essere gli imperativi categorici per una realizzazione personale su tutti i fronti.

Per adempiere a questo Assignment il professore ci ha chiesto di provare ad utilizzare uno dei numerosi siti di social bookmarking e di descrivere la nostra esperienza.

Delicious, il sito che ho usato, permette attraverso la solita rapida iscrizione (in questo caso avere un account yahoo poteva far risparmiare un po’ di tempo) di:
– salvare in rete i propri bookmark (preferiti),
– “taggarli” con parole chiave utili per una futura ricerca degli stessi,
– cercare bookmarks della “comunità” ipotizzando tag probabili per l’argomento.

I siti di bookmarking possono essere un utile strumento per chi ad esempio lavora in rete e ha bisogno di portarsi con sé, memorizzato nell'”etere”, tutte le informazioni che vuole e dove vuole.
Immagino che anche per chi fa un uso frequente del web in senso lato, ovvero navigando e sbirciando qua e là, e magari vuole avere la possibilità di appuntarsi con un semplice click l’indirizzo del sito, questo tipo di risorsa possa essere utile.

Personalmente non ho trovato un’utilità effettiva di questi siti nell’utilizzo che faccio del web. I siti di cui mi interessa conservare l’indirizzo sono meno di una ventina, e tutti rintracciabili da un qualsiasi motore di ricerca. Magari in un futuro, ora che conosco l’esistenza di questo strumento, anche il mio utilizzo del web potrà essere differente.

Assignment 1: Feed RSS

Ecco qui il primo dei “compiti” del corso di Informatica: Feed RSS. Scoprirli, conoscerli ed imparare ad usarli.

L’utilità è presto detta. Essi permettono di poter avere aggiornamenti da qualunque posto nel web, del sito che si desidera, e senza doverlo andare a visitare!!
Ad esempio, siete interessati alla rubrica “Paleontologia”, o “Astrofisica”, o “Medicina”, o qualunque altra materia vogliate, della famosa rivista “Le Scienze”? Bene, andate sulla home (www.lescienze.espresso.repubblica.it), cliccate sulla colonna a sinistra “RSS”, scegliete la sezione di vostra interesse e cliccate col tasto destro “Copia link”. A questo punto copiate quest’ultimo nel widget RSS del vostro blog e il gioco è fatto. WordPress dà inoltre anche la possibilità di scegliere il numero di notizie da esporre, l’autore dell’articolo e la data!
Questo discorso è ovviamente valido per tutti i siti che si mantengono aggiornati, primi fra tutti i periodici. (La Repubblica, La Gazzetta dello sport, Vanity Fair…)
Se per caso aveste domande a riguardo, non esitate a chiedere!

Luna gigante!

Non so se ne foste già al corrente ma domani sera guardando su nel cielo ci sarà qualcosa di speciale, non proprio unico ma quasi. Assisteremo ad uno di quei fenomeni astronomici come le comete e le eclissi, avvenimenti così tanto più grandi di noi da lasciarci sempre a bocca aperta quando accadono.

Non so a voi ma l’astronomia a me ha sempre affascinato in maniera particolare…Certo le conoscenze che ho sono quel poco studiato al liceo…ma è un argomento che mi ha sempre suscitato curiosità ed interesse. Chissà che proprio questo blog non sia l’occasione giusta per approfondirvi su! 😉
A voi che sentimenti e pensieri vi suscita guardare il cielo di notte?

Qui di seguito l’articolo sulla Luna di domani sera!

Toccare la Luna con un dito
domani lo spettacolo nel cielo

Nella notte fra sabato e domenica la “luna piena gigante”, un evento che si verifica ogni diciannove anni. Sarà al massimo della sua esposizione, e a una distanz di “soli” 353.400 chilometri

Se il tempo sarà clemente, e le nuvole non si addenseranno a coprire il cielo come ormai da troppi giorni stanno facendo, domani sera c’è un appuntamento con uno spettacolo da non perdere: la luna piena gigante. Ma attenzione, non si tratta della cosiddetta “superluna”, che secondo gli astrologi porta sventure e catastrofi. E’ un fenomeno diverso: un evento astronomico che si verifica ogni diciannove anni, quando la Luna raggiunge la distanza minima dalla Terra. La caratteristica di questa volta è che la Luna, così vicina, sarà anche piena. E raggiungerà il culmine a mezzanotte.

Come spiega l’astronomo Luca Nobili, dell’osservatorio di Padova dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, la Luna raggiungerà la stessa distanza minima dalla Terra che aveva raggiunto 19 anni fa ma non significa, tuttavia, che negli ultimi diciannove anni non si sia mai avvicinata alla Terra. Anzi. “Si è trovata a una distanza ancora più piccola dalla Terra nel 2008, nel 2005 e nel 1993”, ricorda l’astrofisico Gianluca Masi del Planetario di Roma, responsabile del Virtual Telescope. Quindi, domani sera nessun record ma, comunque, uno spettacolo suggestivo. Con la palla bianca a una distanza di “soli” 353.400 chilometri.

Dal punto di vista astronomico, spiega ancora Nobili, l’evento si spiega perché la Luna gira attorno a Terra seguendo un’orbita ellittica. “Ogni diciannove anni l’orbita si sposta per effetto delle perturbazioni causate da altre forse gravitazionali, come quella del Sole, e di conseguenza i punti nei quali la Luna raggiunge la distanza minima, ovvero il perigeo, e massima, ovvero l’apogeo, si spostano oscillando attorno a un punto medio”. Domani la Luna apparirà un po’ più brillante e un po’ più grande: un bellissimo spettacolo, senza catastrofici effetti collaterali.

Fonte: “La Repubblica”


Innanzitutto auguri a tutti Noi!!
Ieri sera mi trovavo insieme a degli amici per le strade di Firenze. Per l’occasione la città era addobbata con tricolori ed illuminazioni particolari. Qui di seguito vi posto alcune foto che ho fatto insieme ad un amico.
Come avete trascorso voi la serata nelle vostre città e paesi?

Il 17 Marzo, come ampiamente sottolineato dai media, si festeggeranno i 150 anni da quel 17 Marzo 1861, quando fu proclamato il Regno d’Italia. Contemporaneamente sarà anche il giorno di San Patrizio, caro patrono di New York, e ancora più famosa festa irlandese, occasione annuale per tracannare litri e litri di birra.

Non mi sorprenderei, visto gli ultimi eventi recenti, se alcuni nostri “concittadini” festeggiassero la festa irlandese invece che la Nostra festa, quella dell’Unità d’Italia. Ultimamente infatti alcuni politici hanno definito quest’ultima “una ricorrenza inutile”. Persone che considerano il loro inno il “Va Pensiero” di Verdi (che peraltro canta degli Ebrei prigionieri in Babilonia), invece che l'”Inno di Mameli”, della quale importanza ci ha parlato lo stesso Roberto Benigni all’ultimo festival di Sanremo. C’è quindi una parte del paese che ha “buttato fango” sulla nostra unità e sul suo significato.
Penso che sia nostro dovere ricordare personaggi come Mazzini, Cavour e Garibaldi che, insieme a tanti altri, tanto hanno contribuito alla formazione del nostro Paese, festeggiando il nostro essere cittadino il 17 Marzo. Possiamo o no essere contenti per la nostra condizione e conduzione politica odierna, ma non possiamo indugiare sui festeggiamenti per i 150 anni dall’unità d’Italia.
A tale proposito vi scrivo qui di seguito due versi tratti da “Marzo 1821” di Manzoni, dove il poeta esorta gli italiani ad essere uniti e a combattere per i loro ideali, oltre a spiegare quali sono gli elementi che uniscono le persone in una nazione;  e il discorso che tenne il presidente degli Stati Uniti J.F.Kennedy in occasione del centenario dell’unità d’Italia…

Da “Marzo 1821” di Alessandro Manzoni

“Una d’arme, di lingua, d’altare,

Di memorie, di sangue e di cor.”

Dal discorso che JFK pronunciò nel 1961 in occasione dei 100 anni dell’Unità d’Italia.

“Molti dei presenti non sono italiani né per sangue, né per nascita, ma ritengo che tutti noi abbiamo un grande interesse per questo anniversario.Tutti noi, nel senso più vasto, dobbiamo qualcosa all’esperienza italiana.E’ un fatto storico straordinario: ciò che siamo e in cui crediamo ha avuto origine in questa striscia di terra che si protende nel Mediterraneo. Tutto quello per la cui salvaguardia combattiamo oggi ha avuto origine in Italia, e prima ancora in Grecia. Perciò per me come Presidente degli Stati Uniti è un onore partecipare a questa occasione importantissima nella vita di un Paese amico, la Repubblica Italiana.Aggiungo, ed è un altro fatto storico strano, che il nostro Paese, così importante per la civiltà occidentale, venne scoperto dall’ardita e difficile navigazione di un italiano, Cristoforo Colombo. Il nostro Paese aveva meno di un secolo quando furono poste le basi dell’Italia moderna. L’Italia e gli Stati Uniti hanno un legame antico e uno nuovo, intrecciati inestricabilmente, nel passato, nel presente e, crediamo, nel futuro.Il Risorgimento, da cui è nata l’Italia moderna, come la Rivoluzione americana che ha dato le origini al nostro Paese, è stato il risveglio degli ideali più radicati della civiltà occidentale: il desiderio di libertà e di difesa dei diritti individuali.Lo Stato esiste per proteggere questi diritti, che non ci vengono grazie alla generosità dello Stato. Questo concetto, le cui origini risalgono alla Grecia e all’Italia, è stato, secondo me, uno dei fattori più importanti nello sviluppo del nostro Paese.E’ fonte di soddisfazione per noi sapere che coloro che hanno costruito l’Italia moderna siano stati in parte ispirati dalla nostra esperienza, così come noi prima eravamo stati in parte ispirati dalla vecchia Italia. Per quanto l’Italia moderna abbia solo un secolo di vita, la cultura e la storia della penisola italiana vanno indietro di oltre duemila anni. La civiltà occidentale come la conosciamo oggi, le cui tradizioni e valori spirituali hanno dato grande significato alla vita occidentale in Europa dell’Ovest e nella comunità Atlantica, è nata sulle rive del Tevere.A questo ruolo storico della civiltà italiana dobbiamo aggiungere il contributo di milioni di italiani che sono venuti nel nostro Paese ha rafforzarlo, a farne la loro casa e diventarne cittadini di valore.Questi legami antichi tra il popolo dell’Italia e degli Usa non sono mai stati più forti di quanto lo sono oggi, né sono mai stati in maggiore pericolo. La storia dell’Italia post-bellica è una storia di determinazione e coraggio nell’affrontare una missione grande e difficile. Il popolo italiano ha ricostruito un’economia e una nazione distrutti dalla guerra, e ha svolto un ruolo vitale nello sviluppo dell’integrazione economica dell’Europa Occidentale.E’ certamente l’esperienza più incoraggiante del dopoguerra: l’Italia ha migliorato il benessere del suo popolo, portandogli la speranza per una vita migliore e giocando un ruolo significativo nella difesa dell’Occidente.Nel grande anniversario del 1961 vediamo che ancora una volta forze nuove e potenti tornano a sfidare le idee su cui si fondano sia l’Italia che gli Stati Uniti. Se dobbiamo affrontare questa nuova sfida, dobbiamo mostrare ai nostri popoli e al mondo che ci guarda, che chi è disposto ad agire nella tradizione di Mazzini, Cavour e Garibaldi, come di Lincoln e Washington, può portare agli uomini una vita più ricca e più piena. Questo è l’obiettivo del nuovo Risorgimento, un nuovo risveglio delle aspirazioni più antiche dell’essere umano per la libertà e il progresso, e la fiaccola accesa nell’antica Torino un secolo fa guida la lotta degli uomini dovunque: in Italia, negli Stati Uniti, in tutto il mondo intorno a noi”.

“Se non puoi essere un pino sul monte,

sii una saggina nella valle,

ma sii la migliore piccola saggina

sulla sponda del ruscello.

Se non puoi essere un albero,

sii un cespuglio.

Se non puoi essere un’autostrada

sii un sentiero.

Se non puoi essere il sole,

sii una stella.

Sii sempre il meglio

di ciò che sei.

Cerca di scoprire il disegno

che sei chiamato ad essere,

poi mettiti  con passione

a realizzarlo nella vita.”

Martin Luter King  –