Voglio proporvi oggi alcuni estratti che ho racimolato da un documento molto interessante.
Nonostante la lunghezza, ci tenevo a dire che ho cercato di inserire solo i passi più significativi. Se avete un po’ di tempo, vi assicuro che la lettura ne varrà la pena. Il filo conduttore è stimolante, come del resto l’argomento. Questo è ovviamente provocatorio..ma stimola varie riflessioni. Provate a leggerlo così, di primo acchito, ipotizzando voi chi potrebbe aver scritto un documento del genere. In fondo al post vi svelerò l’autore.
Quindi si cerca d’imparare il più possibile; e dalla scuola elementare all’università, il giovanetto non fa che impinzarsi del contenuto dei libri, senza esercitare mai il suo giudizio e la sua iniziativa. L’istruzione, per lui, consiste nel recitare e obbedire.””Se questa educazione fosse soltanto inutile, ci si potrebbe limitare a compiangere disgraziati fanciulli ai quali si preferisce insegnare, invece di tante cose necessarie, la genealogia dei figli di Clotario, le lotte della Néustria e dell’Austrasia, o delle classificazioni zoologiche; ma essa presenta il pericolo assai più serio di ispirare in colui che l’ha ricevuta, un disgusto violento della condizione in cui é nato, e l’intenso desiderio di uscirne.”
“Lo Stato, che fabbrica a furia di manuali tutti i suoi diplomati, non può utilizzarne che un piccolo numero, ed è costretto a lasciare gli altri senza impiego. E perciò necessario rassegnarsi a nutrire i primi e ad avere come nemici i secondi. Dall’alto al basso della piramide sociale la massa formidabile dei diplomati assedia oggigiorno gli impieghi.”
“Si potrebbero forse accettare tutti gli inconvenienti della nostra educazione classica, quand’anche non creasse che spostati e scontenti, se l’acquisizione superficiale di tante conoscenze, la perfetta recitazione di tanti manuali elevassero il livello dell’intelligenza. Ma raggiunge essa realmente questo risultato? Ohimé, no ! Il giudizio, l’esperienza, l’iniziativa, il carattere sono le condizioni di successo nella vita; e tutte questo non lo si apprende sui libri. I libri sono i dizionari utili da consultarsi, ma dei quali è perfettamente inutile immagazzinare nella testa lunghi frammenti. Come può l’istruzione professionale sviluppare l’intelligenza in una misura che sfugge completamente all’istruzione classica ? Taine lo ha dimostrato assai bene nel passo seguente:
« Le idee non si formano che nell’ambiente naturale e normale; ciò che alimenta il loro germe sono le innumerevoli impressioni sensibili che il giovane tutti i giorni riceve all’officina, nella miniera, al tribunale, allo studio, sul cantiere, all’ospedale, dinanzi allo spettacolo degli strumenti, dei materiali e delle operazioni, in presenza dei clienti, degli operai, dei lavoro, dell’opera particolare dell’occhio, dell’orecchio, delle mani e dello stesso odorato, che, involontariamente raccolte o sordamente elaborate si organizzano in lui per suggerirgli presto o tardi combinazioni nuove, semplificazione, economia, perfezionamento o invenzione. Di tutti questi contatti preziosi, di tutti questi elementi assimilati ed indispensabili è privato il giovane alunno, e proprio nell’età feconda: per sette od otto anni egli è sequestrato in una scuola, lontano dall’esperienza diretta e personale che gli avrebbe dato la nozione esatta e viva delle cose, degli uomini e dei diversi modi di dominarli. … Almeno nove su dieci hanno perduto tempo e fatica; parecchi anni della loro vita, anni efficaci, importanti e anche decisivi.”
“La sua entrata nel mondo e i suoi primi passi nel campo dell’azione pratica, spesse volte, non sono che una serie di cadute dolorose; egli ne resta ferito, ne porta le tracce a lungo, e qualche volta per sempre. È una dura e pericolosa prova; l’equilibrio morale e mentale si altera, e corre rischio di non ristabilirsi più; la delusione è stata troppo improvvisa e completa; i disinganni sono stati troppo grandi e il disgusto troppo forte.”
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“L’illustre storico ci mostra poi la differenza del nostro sistema con quello degli Anglo-Sassoni. Presso di loro l’insegnamento non proviene dal libro, ma dalla cosa stessa. L’ingegnere, ad esempio, formandosi in un’officina e mai in una scuola, ne deriva che ognuno può arrivare esattamente al grado che la sua intelligenza comporta: operaio o ispettore se egli è incapace di andare più lontano : ingegnere, se le sue attitudini lo permettono. E’ un processo democratico e utile per la società, assai diverso da quello che fa dipendere tutta la carriera di un individuo da un esame di qualche ora, subìto a diciotto o vent’anni.”
“All’ospedale, nella miniera, nella manifattura, dall’architetto, dall’uomo di legge, l’allievo, ammesso giovanissimo, fa il suo tirocinio e press’a poco come da noi uno scrivano nel suo ufficio o un allievo pittore nel suo studio. Anzitutto, prima di entrare, egli ha potuto seguire qualche corso generale e sommario, allo scopo d’avere un quadro belle e pronto in cui collocare le sue osservazioni. Tuttavia, c’è spesso, qualche corso tecnico che egli potrà seguire nelle ore libere, allo scopo di coordinare di mano in mano le sue esperienze quotidiane. Sotto un simile regime, la capacità pratica cresce e si sviluppa di per sé stessa, proprio sino al grado che le facoltà dell’allievo permettono, e nella direzione richiesta dalla sua futura necessità per l’opera particolare alla quale sin da principio vuole adattarsi. In tal modo, in Inghilterra e negli Stati Uniti, il giovane riesce presto a trarre da se medesimo tutto ciò di cui è capace. Da venticinque anni, e anche assai prima, se la sostanza e il fondamento non gli mancano, egli é non solo un esecutore utile, ma anche un uomo di spontanea intraprendenza; non solo un meccanismo, ma anche un motore. In Francia, dove il processo inverso ha prevalso, e ogni generazione diventa sempre più cinesizzata, il totale delle forze perdute è enorme”.Fine
L’autore è Gustave Le Bon, psicologo e sociologo francese. (7 maggio 1841 – 13 dicembre 1931). Gli estratti sono tratti da una delle sue opere principali: “Psicologia delle folle”.
Dovrebbe essere chiaro a tutti a questo punto ciò che più mi ha colpito: l’attualità dell’argomento.